CASCINA CAMPAZZO - Parco agricolo del Ticinello

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IL PARCO
CASCINA CAMPAZZO

Cascina Campazzo si trova all’ingresso del Parco Agricolo Ticinello, a trecento metri dalla stazione della metropolitana di piazza Abbiategrasso e a 4 km dal Duomo, pienamente inserita nel tessuto urbano.
È una tipica cascina lombarda a corte chiusa, con tutti gli elementi architettonici che la compongono disposti intorno ad un’aia centrale. Ci sono al suo interno testimonianze di un passato in cui il lavoro nei campi era prevalentemente manuale e qui abitavano decine di famiglie: le case dei “salariati”, il forno a legna, la chiesetta (l’oratorio di Sant’Ignazio di Antiochia, risalente al XVIII secolo): la Cascina era un piccolo mondo autosufficiente.
Dal 1952 qui vive la famiglia Falappi, che gestisce l’omonima Azienda agricola coltivata a foraggio per l’alimentazione dei 130 capi bovini da latte presenti.
Arrivare qui è come fare un salto temporale che ci trasporta nel passato, anche se molti elementi indicano che siamo nell’epoca moderna: sotto il portico i macchinari agricoli, la sala della mungitura meccanizzata, il distributore automatico del latte crudo.
La Cascina e il Parco Ticinello sono una scommessa vinta, un’utopia realizzata di integrazione territoriale tra agricoltura e città, tra le esigenze di chi lavora la terra e da essa trae il suo sostentamento e chi abita in una metropoli e ha la possibilità di conoscere e vivere questo mondo senza dover andare altrove.
Un mondo particolare che non è chiuso, fermo e cristallizzato in un passato che non c’è più, ma una realtà viva, che dialoga con la città e offre occasioni di socialità, di confronto, di crescita.
Questa possibilità è il frutto di una storia durata 25 anni, in cui con caparbietà, impegno, determinazione e cuore gli agricoltori ed i cittadini che si sono stretti intorno a loro sono riusciti a vincere la logica distruttiva della speculazione edilizia.
Dal 14 agosto 2014 la Cascina Campazzo è diventata proprietà del Comune di Milano, e da dicembre 2015 l’ultimo lotto di aree del Parco Ticinello è diventato anch’esso pubblico.

IL LATTE
In Cascina è presente un distributore automatico di latte fresco crudo, utilizzabile dalle h 9.30 alle h 20.00



DAL DUOMO ALLA CASCINA
Gli studenti dell’IIS Varalli hanno prodotto un video in cui illustrano il percorso dal Duomo alla Cascina Campazzo in tram, con analisi finale del latte prelevato in cascina effettuata presso la Facoltà di Agraria dell’Università Statale di Milano.




LE ORIGINI

La Campazzo è una delle antiche cascine del Sud milanese. Benché non siano state trovate tracce certe in documenti più antichi del 1700, il primo nucleo in forme molto più semplici di quelle che conosciamo, nasce, secondo l’opinione di alcuni storici (Santino Langé, Francesco Sûss), addirittura tra il XIV° e il XV° secolo, a seguito dell’ampliamento della rete irrigua e della conseguente graduale estensione delle terre coltivate, dovute alle nuove tecniche agricole messe a punto dai monaci cistercensi della vicina Abbazia di Chiaravalle (fondata nel 1150 e ampliata sotto gli Sforza nel 1465). L’invenzione del prato marcitorio decretò insieme alla prima organizzazione delle acque per l’irrigazione, un’ estensione delle terre coltivate e un conseguente notevole incremento della produzione di foraggio a scapito delle terre improduttive e dei boschi, quindi il conseguente aumento della popolazione che rese necessaria la costruzione di nuove abitazioni. È in questa fase che sorgono le prime strutture produttive (cascine) vista anche la vicinanza della città in espansione.
Da una consultazione del Catasto Teresiano risulta che nel 1722 la Cascina Campazzo era “non a corte”, costituita cioè da due soli corpi di fabbrica, tra loro perpendicolari cioè disposti a forma di L.
In seguito, e in particolare negli ultimi decenni del ‘700, durante l’amministrazione austriaca, vi furono numerose innovazioni sia nelle tecniche produttive, sia nelle conoscenze agronomiche. Oltre la diffusione del gelso, della risaia, della marcita, del mais (chiamato granturco perché allora ogni novità era considerata una “turcheria”), e della canapa, vi fu un miglioramento dei metodi di rotazione delle coltivazioni e una più razionale e parcellizzata sistemazione irrigua.
Nel 1816 venne terminato il Naviglio pavese dal quale derivarono varie rogge, bocche di irrigazione e canali, organizzati in tre ordini, a seconda dell’importanza e della lunghezza dei percorsi. A metà dell’ ‘800 le terre della Pianura Padana ed in particolare le terre del Sud milanese, rese più produttive e più fertili per la presenza e lo sfruttamento dei fontanili esistenti, rappresentavano l’avanguardia dell’agricoltura italiana. Fu in questi anni che il nucleo edilizio della Campazzo divenne, tra il 1830 e il 1850, quel che conosciamo adesso, con una grande corte centrale e i fabbricati dei salariati e delle stalle a chiudere un’ampia proprietà ben cintata con alti muri di mattoni rossi a vista. Un piccolo oratorio o cappella, dedicato a Sant’ Ignazio, venne edificato nel 1812 da Antonio Luigi De Carli, un ecclesiastico, allora possessore della Campazzo (vedi “Alla ricerca della cascina perduta” Liceo Allende 1992) . L’etimologia campazzo è di origine incerta: forse da campus (campo aperto) oppure da cum passus (da pàndere = allargare) quindi di campo allargato, ma anche da passus inteso come passaggio obbligato, sentiero controllato, confine.
La Cascina Campazzo, una delle poche, forse l’unica del suo tipo nel milanese, a non presentare negli ultimi 165 anni manomissioni formali né trasformazioni tipologiche e morfologiche, rispetta pienamente la tipologia propria della cascina lombarda dell’ ‘800, in particolare della cascina della bassa pianura padana. Attorno all’ampia corte rettangolare adibita ad aia, si dispongono, accanto al cancello di ingresso padronale, oltre al forno, restaurato dall’Associazione nel 2008, le case dei fittavoli (più anticamente dei proprietari) orientate sull’asse Sud-Est / Nord-Ovest.
Poi, ad angolo leggermente ottuso, seguono i corpi pilastrati a doppia profondità e a doppia altezza adibiti a ricovero dei mezzi agricoli e del raccolto. Di fronte alle case padronali, in fondo all’aia, ci sono le grandi stalle a doppia profondità, porticate verso il tramonto. Ad angolo retto, si allunga la stretta casa a ringhiera dei salariati e, a chiudere il rettangolo, la chiesetta di Sant’ Ignazio. L’impianto generale si complica verso Nord con un ulteriore spazio delimitato da costruzioni adibite a depositi vari, un recinto per il bestiame e un corpo di fabbrica più piccolo ma anch’esso porticato a doppia altezza. Nell’angolo Nord-Ovest, in uno spazio particolarmente celato alla vista, i due elementi “moderni” rappresentati dai silos in cemento, presenza pressoché obbligatoria nella pratica agricola degli anni ‘50. All’esterno del muro di cinta, ma accostato alla casa padronale, un bel giardino si allunga su tutta la parte esterna della costruzione più nobile occupando lo spazio tra la cascina e la roggia Scarpogna che deriva dal Ticinello. Piantumato con essenze non tipiche dell’area milanese come abeti, tuia e cipressi, il giardino qualifica e certifica con la sua presenza, un certo status symbol che richiama la nobiltà delle Ville sei/settecentesche della provincia milanese e ci fa capire che la Campazzo godeva di una particolare importanza nell’ambito delle cascine, testimoniata anche dalla presenza della chiesetta. Il giardino con piante esotiche, aiuole fiorite, roseti, piante da frutta e cespugli di pitosforo e bosso era una presenza abbastanza consueta nelle cascine più ricche, soprattutto verso il Po e nell’Oltrepò proprio dove queste essenze vegetali erano più rare e davano quindi un carattere di esclusività a questa parte della struttura abitativa. In complesso la Campazzo, vista dall’interno del recinto, trasmette l’idea di una organizzazione razionale e di una attività produttiva ordinata. La disposizione planimetrica consente al proprietario (affittuario o imprenditore che sia) un controllo immediato e completo delle attività anche rimanendo nei pressi di casa mentre la disposizione della varie funzioni (stalle, portici, aia, stoccaggio del fieno, essicazione, ricovero attrezzi e macchine) facilitavano e facilitano tuttora gli spostamenti degli addetti ai lavori semplificando la logistica e l’economia. Gli spazi interni delle case padronali dichiarano un certo agio, con dimensioni generose, soffitti alti, grandi dispense, cantine, ampie scale, camini importanti. La semplicità e, insieme, la solennità degli spazi interni dialoga impeccabilmente con la razionalità tranquilla dei spazi esterni trasmettendo una sensazione di sicurezza, di durata e di fiducia nel lavoro. Il blocco edilizio di tutto il complesso cascinale, ben delimitato e compatto, difeso da alti muri, accessibile da pochi ingressi, si pone verso la campagna aperta come un forte segnale di presenza umana. Non si nasconde nel paesaggio, non si mimetizza, ma si impone come un punto di forte presenza organizzata.

(dal libro “TICINELLO 25 anni di Storia” del Comitato per il Parco Ticinello – marzo 2015)


L'ALLEVAMENTO DELLE BOVINE

L’Azienda agricola Falappi, affittuaria dal 1952 della cascina Campazzo e dei campi di pertinenza coltivati a foraggio per l’alimentazione del bestiame, alleva 130 bovine da latte. Sono quasi tutte di razza frisona, pezzate bianche e nere, ottime produttrici di latte - ne producono mediamente 25/30 litri pro capite, ma possono arrivare a produrne fino a 50 litri al giorno. Da una decina d’anni è stato introdotto qualche esemplare di razza jersey (di taglia più piccola, col manto marrone fulvo chiaro) perché il latte che producono, anche se in quantità inferiore, è migliore come gusto per la maggiore percentuale di grassi e proteine e arricchisce il sapore del prodotto finale.
Dalla sala della mungitura meccanica il latte confluisce direttamente in una cisterna refrigerata collegata al distributore automatico esterno (utilizzabile dal pubblico).
La mungitura viene effettuata due volte al giorno, un camion del Consorzio Latte Milano viene a prelevare giornalmente il latte.
Le bovine sono suddivise per fasce di età nelle varie stalle: in quella più grande, l’edificio di fronte alla casa padronale, si trovano le bovine che producono il latte, nell’angolo sulla destra c’è un reparto separato per le bovine gravide che stanno per partorire, che vengono definite “in asciutta”: non vengono più munte, lo saranno solo dopo il parto. Nelle stalle più piccole, ad angolo retto con quella principale, si trovano alcuni box per i vitellini e la stalla delle manzette (dai 3 ai 13 mesi, corrispondenti all’età anagrafica di un bambino/ragazzino); proseguendo c’è il recinto per le manze (dai 14 mesi fino a 26 mesi circa, paragonabili ad un’adolescente) che sono in attesa dell’inseminazione per il primo parto, in seguito al quale entreranno in lattazione.
Le bovine sono inseminate artificialmente.
La gestazione dura 9  mesi, il vitellino appena nato si alza quasi subito, sebbene malfermo sulle zampe.
In Cascina sono presenti solo bovine femmine, i vitelli maschi vengono venduti.
Tutti i bovini sono dotati di corna, che vengono asportate in età post-natale per evitare che gli animali, una volta cresciuti, possano diventare pericolosi per sé stessi e per gli altri, magari anche involontariamente.
L’alimentazione delle bovine varia con il cambiare delle stagioni: in inverno è fieno, trinciato di mais, farine vegetali (nella proporzione indicativa di 1/3 ciascuno); in primavera-estate al fieno si sostituisce il foraggio fresco (erba), per i suoi benefici effetti sulla salute dell’animale.
La digestione laboriosa e lenta (ruminazione) di questi animali produce grande calore, questo è il motivo per cui non soffrono il freddo d’inverno stando all’aperto o nei locali della stalla; patiscono invece il caldo, quindi nel sottoportico della stalla ci sono enormi ventole che vengono azionate nelle giornate più torride d’estate.

 
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